giovedì 28 giugno 2012

La severa Germania, le infornate di statali greci e la banca di Cristiano Ronaldo

Mentre l'Unione europea concede un prestito da 100 miliardi alla Spagna per salvare il sistema bancario locale, giunge notizia che le banche spagnole finanziavano i debiti delle società di calcio. Le tasse dei cittadini che servono a pagare gli stipendi a Messi e Cristiano Ronaldo.
E secondo indiscrezioni la Grecia avrebbe assunto 70 mila dipendenti pubblici in violazione degli accordi con Unione Europea e fondo monetario internazionale sul prestito per evitare il default del debito ellenico.
Forse i tedeschi non sono il massimo della simpatia, ma bisogna ammettere che qualche ragione per guardare storto i partner europei ce l'hanno.

lunedì 25 giugno 2012

Muhammad Morsi nuovo presidente dell'Egitto. Il nodo dei rapporti tra Fratelli Musulmani e esercito

Il candidato dei Fratelli Musulmani Muhammad Morsi è stato proclamato presidente dell'Egitto. E'il primo non militare che conquisa il potere dal 1952. Morsi con 13 milioni di voti e il 51, 7% dei voti ha battuto l'ex premier Shafiq,che ha ottenuto il 48,3% e circa 12 milioni di preferenze. Morsi ha cercato subito di fornire di se un immagine rassicurandosi impegnandosi a essere il presidente di tutti gli egiziani e a rispettare i trattari internazionali , compresi quelli con Israele.
Ma gli interrogativi restano forti non solo riguardo a come il nuovo presidente si rapporterà con la società civile più laica ma anche sulla sua effettiva capacità di esercitare il potere di fronte alle resistenze dell'esercito: poco prima delle elezioni il consiglio superiore militare ha sciolto il Parlamento e assunto il potere legislativo, pretendendo per se un ruolo di controllo sovraordinato rispetto alla stessa costituzione

martedì 19 giugno 2012

Elezioni in Grecia: vincono Nea Demokratia e i pro euro. Ultima chiamata per l'Europa?

Antonis Samaras
I greci continuano a optare per l'euro: il partito di centro-destra Nea Demokratia guidato da Antonis Samaras vince di stretta misura le elezioni in Grecia ottenendo con il 29% dei voti 129 seggi sui 300 complessivi del Parlamento, mentre la sinistra radicale antieuro di Syriza con il 26,89% ha conquistato 71 seggi.  Nea DemoKratia Assieme al Pasok(Partito socialista) con 12,28% e 33 seggi e Sinistra democratica ( Dimar) con 17 seggi costituiscono una coalizione di maggioranza favorevole alla moneta unica in grado di formare un governo.
La paura di sprofondare nel baratro alla fine ha prevalso: le forze politiche che si opponevano al risanamento lacrime e sangue non sono state in grado di offrire alternative credibili. Decisivo per Nea Demokratia il premio di maggioranza che assicura al primo partito un bonus di 50 deputati. Ma il Paese resta comunque diviso e una parte dell'elettorato non ha comunque rinunciato al voto di protesta di cui hanno beneficiato formazioni estremistiche come Alba dorata, neonazista e negazionista della Shoah, che ha conquistato 18 seggi in Parlamento.
Due prestiti internazionali sono stati assegnati alla Grecia per evitare il fallimento:  un primo pacchetto vale 110 miliardi di euro nel 2010, un successivo dello scorso anno vale 130 miliardi. A a ciò si aggiungono 107 miliardi euro di debito condonati da investitori privati.
Ma per continuare a ricevere gli aiuti i Greci si sono impegnati a effettuare una serie di riforme che stanno incidendo pesantemente sulla loro qualità di vita: tagli di 15.000 posti di lavoro nel settore statale di quest'anno, con un riduzione complessiva di 150.000 posti entro il 2015; tagliare del 22% del salario minimo, che dovrà arrivare a circa 600 euro; tagli alle pensioni per 300 miliardi di euro e tagli alla spesa per 3 miliardi di euro; liberalizzazioni del mercato del lavoro in modo da rendere più facile assumere e licenziare; lotta all'evasione fiscale ( La Grecia è tra i Paesi dell'Ocse il paese con la maggiore percentuale-oltre il 30% di economia sommersa) riduzione del debito pubblico al 116% del PIL entro il 2020

domenica 10 giugno 2012

Il dibattito su legge elettorale e riforme: seria volontà o teatrino della politica?

La politica italiana sembra intenzionata a passare l'estate discutendo di riforme istituzionali ( presidenzialismo, semipresidenzialismo, sfiducia costruttiva ecc). Tutti temi importanti ma su cui per giungere a un qualche risultato occorre il tempo necessario per modificare la costituzione, che si preannuncia piuttosto lungo giacchè come specificato dall'art 138 della Carta la revisione costituzionale richiede un doppio passaggio parlamentare e in seconda lettura una maggioranza qualificata in alternativa a un refererendum confermativo.
C'è da chiedersi come mai ci sia questo stato questo improvviso risveglio nel voler cambiare la struttura della repubblica a fine legislatura, dopo che per quattro anni ci si è crogiolati nella più assoluta inerzia. Tanto più che per una buona riforma elettorale che mandi in soffitta il Porcellum si potrebbe fare in poche settimane: basterebbe copiare i sistemi elettorali che ci sono già in altri Paesi e che funzionano ( ad esempio il nostro più rinomato politologo, Giovanni Sartori, da tempo suggerisce il maggioritario a doppio turno sul modello francese). Visto il poco tempo a disposizione e la non eccelsa qualità delle intelligenze sarebbe auspicabile che la volontà riformatrice si concentrasse sugli obiettivi più facilmente raggiungibili. A meno che tutto il dibattito nasconda l'ennesimo teatrino all'italiana in cui si dichiara l'intenzione di cambiare salvo poi voler lasciare le cose come stanno.