martedì 31 maggio 2011

Pisapia e De Magistris giustizieri del berlusconismo?

Per il centro destra il risultato del ballottaggio delle amministrative è stata ben peggiore del primo turno: Milano, Napoli, Cagliari Trieste perdute. Un'autentica Caporetto dai risolti chiaramente politici. A Milano Berlusconi era sceso in prima persona in campo evidenziando la rilevanza nazionale del risultato; far fuori la spazzatura da Napoli era stato uno dei cavalli di battaglia dell'azione comunicativa del governo e i napoletani hanno risposto con un plebiscito per l'ex magistrato De Magistris; Cagliari, feudo della destra da quasi vent'anni è divenuto terra di conquista per il vendoliano Zedda.
Si tratta dell'esordio di un declino ineluttabile per il Cavaliere? Difficile a dirsi. Mai dare per spacciato Berlusconi che in molte occasioni ha dato prova di saper risorgere dalle sue ceneri , novella araba fenice. Ma il rovescio stavolta è pesante da soportare ed è il segnale chiaro di un elettorato stanco di una politica di annunci ottimistici che stride con le quotidiane difficoltà socio-economiche in cui versa il Paese. Il recupero del consenso da parte del premier passa obbligatoriamente per una profonda revisione dell'azione di governo nei due anni che restano da qui alla fine della legislatura. E non è detto che sia sufficientea modificare gli umori dell'opinione pubblica.
D'altro canto la sinistra deve essere consapevole che le sue contingenti vittorie sono sopratutto frutto dei demeriti dell'avversario. Il PD è il partito chiave della coalizione ma per vincere è stato costretto a ricorrere a esponenti dell'IDV e di SEL. Mentre bersani nel chiuso delle stanze del partito diffondeva via etere un analisi tencica del voto, Vendola appariva il vero trionfatore in piazza del Duomo; Una marcata differenza nel modo di comunicare il successo che fa il paio con le divergenze programmatiche tra le varie anime della sinistra che in vista dell'assalto a Palazzo Chigi devono ancora dimostrare di saper giungere a un'efficace sintesi.

domenica 29 maggio 2011

L'arresto di Mladic e le aspirazioni europeiste della Serbia


L'arresto di Ratko Mladic e Goran Hadzic e la loro consegna al tribunale dell'Aja per i crimini sulla ex Jugoslavia erano le precondizioni imposte dall'Unione Europea per l'avanzamento dei negoziati sull'ingresso della Serbia. Ma ora che il boia di Srebrenica è stato assicurato alla giustizia non si può certo pensare che i problemi che aggliggono la Serbia siano magicamente risolti. L'Unione Europea non aveva nascosto in precedenza la propria insoddisfazione per lo sviluppo dello stato di diritto e dei diritti umani in Serbia. il presidente serbo Tadic, pur convinto europeista, non aveva mai osato disturbare Mladic, considerato un eroe da molti militari serbi, e che godeva di vaste protezioni da parte della popolazione, dei politici e dei servizi segreti. Ma il rischio di vedersi bocciare il progetto da Bruxelles il rpogetto di ingresso serbo nell'UE lo ha indotto a ogni remora dando l'assenso alla cattua di Mladic. La Serbia dovrò comunque superare numerosi ostacoli prima di potersi candidare autorevolmente a divenire uno stato membro dell'Ue. Resta irrisolto il problema del Kosovo con il connesso accertamento delle responsabilità nei massacri compiuti ai danni dei civili, il trattamento dell minoranze etniche, ivi compresa la condizione dei rom, l'adozione di un sistema giudiziario rispondente ai canoni minimi efficacia, trasparenza e imparzialità previsti nel resto del continente. in Poche parole per la Serbia le porte dell'Europa si spalancheranno a breve

lunedì 23 maggio 2011

Amministrative in Spagna: tonfo PSOE nel segno degli indignados

Una vera debacle per il partito socialista, la sconfitta più grave da quando in Spagna esiste la democrazia. Nelle elezioni in cui 35 milioni di spagnoli si pronunciavano per il rinnovo di 8000 sindaci e 13 comunità autonome il PSOE si ritrova con due milioni di voti in meno e a quasi dieci punti percentuali del PPE. comunità tradizionalmente di sinistra come la Castigli, l'Extremaduta e l'Aragona passate al PPE che ha fatto praticamente il pieno; comuni storici, su tutti Barcellona, governato dal 1979 dai socialisti, conquistati dai popolari.
Si tratta di amministrative ma il vero bersaglio dello scontento popolare è il premier Zapatero incapace da anni di affrontare con efficacia una crisi economica drammatica con il tasso di disoccupazione che rimane altissimo al 20%. Si tratta di 5 milioni di spagnoli senza lavoro di cui la metà sono giovani tra i 18 e i 30 anni.
Sono proprio i giovani disoccupati alla guida della protesta degli indignados che invitano a non votare per i due partiti più grandi. E il risultato delle urne ne segue sia pure parzialmente gli umori: mezzo milione di schede bianche, triplicate le nulle, 34% di astensionismo . Sono cresciuto anche i partiti di sinistra separati dal PSOE come Ixquierda Unida e Union Progreso y Democracia.

L'arresto per strupro di Strauss-Kahn divide Francia E Stati Uniti

L'arresto a New York dell'ex direttore del Fondo monetario internazionale Strauss Khan ( poi dimessosi) per l'accusa di tentato stupro, ha scioccato la Francia, paese d'origine del banchiere. Strauss Kahn era in predicato di divenire il candidato della sinistra socialista per le presidenziali del 2012 e tra gli intellettuali e politici francesi si è diffuso il sospetto che dietro la vicenda giudiziaria ci potesse essere una montatura inscenata per ragioni politiche. Avrebbero inoltre provocato indignazione le immagini pubblicate dalla stampa che mostravano Strauss-Kahn condotto in prigione in quanto si ravvisava in tentativo di umiliare l'imputato. Una spettacolarizzazione dell'arresto legata anche allo status dei procuratori americani che in quanto eletti dal popolo, devono mostrare ai lettori le prove della loro intransigenza nel combattere il crimine.
Al di là del merito dell'inchiesta emerge la spaccatura in termini di cultura, non solo giuridica, tra Stati Uniti e Francia. Da una parte il sistema americano estremamente severo nei confronti di questo tipo di reati, verso cui non viene fatto sconti nemmeno ai personaggi più facoltosi, dall'altro la mentalità francese incline a chiudere un occhio verso i peccati dei suoi uomini più potenti. Basti ricordare i silenzi sulle relazioni extraconiugali di Mitterand ( che aveva avuto anche una figlia illegittima) o la sospensione in virtù delle immunità presidenziali, delle inchieste penali a carico di Chirac, per presunti reati commessi quando questi era sindaco di Parigi.
In definitiva forse per una vittima di abusi è meglio potersi appoggiare al sistema americano. sopratutto se l'aggressore è altolocato. E d'altronde Strauss-Kahn viene assistito da principi del forum che ricorreranno a ogni mezzo legale per difenderlo. A rigor di logica quindi le possibilità che alla fine del procedimento possa essere vittima di un errore giudiziario mi sembrano estremamente basse.

mercoledì 18 maggio 2011

Analisi del primo turno a Milano: vince Pisapia o perde la Moratti?

Il risultato di Milano è la grande sorpresa del primo turno del voto delle amministrative. Se era abbastanza prevedibile un successo della sinistra nelle due roccaforti rosse di Bologna e Torino, non altrettanto può dirsi del risultato di Pisapia all'ombra della madonnina per di più con uno scarto netto ( 48% contro 41,5% della Moratti). A destra ci si lecca le ferite e si indaga sulle ragioni della sconfitta nella convinzione che l'esito possa essere ribaltato al ballottaggio. E' evidente che se un sindaco uscente ottiene un risultato così gramo è perchè, al di là dei recenti sfondoni dialettici, il suo operato non ha convinto sino in fondo , in primis con le ombre sulla gestione dei fondi dell'Expo. La strategia di Berlusconi di incentrare la campagna elettorale sulla sua persona: il PDL ha parlato molto di giustizia e poco di come risolvere i problemi della città e i milanesi se la sono legata al dito. Tanto più che Pisapia con il suo profilo garantista era il bersaglio meno adatto da colpire con gli strali sui pm politicizzati. una lezione anche per la sinistra: se ci si occupa più dei problemi della gente che delle magagne del Cavaliere forse si può vincere.
Se il primo round è andato a sinistra, l'esito della battaglia politica a Milano resta incerto: con il ballottaggio capiremo se gli elettori hanno voluto dare un avvertimento ai vecchi amministratori o daranno una completa apertura di credito al vendoliano Pisapia.

venerdì 13 maggio 2011

Nel test elettorale di Milano Berlusconi mette in gioco la sua leadership



Berlusconi ha definito le amministrative per il rinnovo del consiglio comunale a Milano un test nazionale. Il motivo per cui il Cavaliere si è sbilanciato tanto risiede nella centralità del capoluogo meneghino per l'asse di potere tra PDL e Lega. Non è un mistero che Bossi volesse un candidato sindaco leghista e un'eventuale sconfitta della Moratti darebbe motivo al Carroccio di alzare la posta. D'altronde la Lega da tempo sta cercando di assumere posizioni autonome in Lombardia dove in decine di comuni ha presentato liste separate dal PDL. Se la capitale economica d'Italia dovesse rimanere al centrodestra Berlusconi vederebbe ulteriormente puntellata la propria indiscussa leadership nella coalizione. In caso contrario è inevitabile che emergano le recriminazioni padane. Il nervosismo provocato dalla posta in gioco gioca brutti scherzi ai Berluscones con la gaffe della Moratti che accusava in maniera infondata l'avversario di sinistra Pisapia di essere stato condannato per furto d'auto. Una caduta di stile che probabilmente non sarà decisiva per l'esito del voto ma che testimonia della rilevanza che in casa PDL attribuiscano all'appuntamento elettorale.

mercoledì 11 maggio 2011

Tra Thyssen e Confindustria patto di sangue ( dei lavoratori?)

L'applauso dell'assemblea di Confindustria all'amministratore delegato di Thyssen condannato a 16 anni per l'incidente allo stabilimento di Torino costato la vita a sette operai non è stato un semplice sbaglio come lo ha definito il direttore generale dell'associazione degli industriali. Il fatto che quel gesto sia stato preceduto dallle dichiarazioni del presidente Marcegaglia secondo cui simili sentenze allontano gli investitori dall'Italia. Un monito che suonava vagamente minaccioso: se non si garantisce l'impunità ai dirigenti di azienda che non prestano sufficiente attenzione alla prevenzioni degli incidenti sul lavoro ci sarà una fuga degli imprenditori del Paese?

sabato 7 maggio 2011

La pace tra Hamas e Fatah non elimina i dissensi su Israele.

Hamas e Fatah hanno siglato al Cairo, con la mediazione dell'Egitto, un accordo per la formazione di un governo tecnico di personalità indipendenti in prospettiva di elezioni presidenziali e legislative da tenersi nel 2012. Si pone così fine a un conflitto interno iniziato nel 2007 tra le due principali formazioni palestinesi che aveva portato a una divisione di fatto nel controllo del territorio: Gaza era governata da Hamas e la Cisgiordania da Fatah. Il presidente dell'ANP Abu Mazen e il leadfer di Hamas Khaled Meshaal hanno inoltre concordato la futura entrata di Hamas nell'OLP. Ma restano le divergenze sull'approccio verso Israele: Hamas al contrario di Fatah non ha riconosciuto l'esistenza dello stato ebraico. La differente ideologia influisce anche nel giudizio sulla morte di Bin Laden: se per il primo ministro palestinese Salam Fayyad si è trattato di una pietra miliare per la causa della pace, la fine di una persona coinvolta in atti eclatanti di distruzione e terrore, secondo il capo del governo di Hamas nella striscia di Gaza, Ismail Haniyeh, Bin Laden era un "guerriero santo arabo" e la sua uccisione è un crimine perpetrato dagli Stati Uniti. Difficile pensare che Israele possa fare la pace con chi non ne ricnosce l'esistenza e considera Bin Laden un santo.

giovedì 5 maggio 2011

Tra Bin Laden e Libia: confronto tra Stati Uniti e Italia sulla politica estera

Negli Stati Uniti il presidente che ha ordinato l'uccisione del mandante del più grave attentato terroristico di quel Paese riconosce cavallerescamente i meriti del predecessore di diverso schieramento e viene accolto con onori bipartisan dal Congresso.
In Italia nella gestione delle relazioni con il vicino di casa libico si passa dalla politica del baciamano a una mozione approvata dal parlamento in cui si stabiliscono i bombardamenti a scadenza e a costo zero. Le opposizioni rispondono in ordine sparso con tre mozioni separate.
Negli Stati Uniti la politica estera è una cosa seria, rappresenta i superiori interessi della nazione e per questo vola più in alto degli schieramenti. In Italia la politica estera è un teatrino, fatta da chi come la Lega vorrebbe la secessione del Paese e si pulirebbe il culo sulla bandiera, sacrificata ai bizantinismi e agli interessi di piccolo cabotaggio dei vari partiti e partitini. basta e avanza per capire la differenza di rispetto che i due Paesi hanno in ambito internazionale.

martedì 3 maggio 2011

Festa in Rai: se ne va via Mauro Masi

Facciamo festa: la Rai si è tolta dai piedi Mauro Masi, il peggior direttore generale della sua storia, prono ai desideri epurativi del Cavaliere. Lo sostituisce Lorenza Lei, verso la quale c'è un consenso bipartisan. Non so se sia meritato , di certo sarà assai difficile fare peggio di chi l'ha preceduta.

lunedì 2 maggio 2011

Analisi delle conseguenze della morte di Osama Bin Laden.


L'uccisione di Osama Bin Laden ha un significato eminentemente simbolico giacché la capacità operativa, logistica e di addestramento del leader qaedista è da anni quasi nulla. Al Qaeda è oramai una rete in cui le singole cellule agiscono in maniera assolutamente indipendente e il coordinamento era effettuato sopratutto da al Zawahiri, l'ideologo dell'organizzazione. Al momento del raid Bin Laden si trovava ad Abbottabad, a 200 metri dall'accademia militare pakistana e a pochi chilometri da Islamabad: una conferma della rete di protezione di cui ha goduto da parte dei servizi pakistani ma anche di una perdita di potere che ha reso Osama sacrificabile. D'altronde la stessa concezione della guerra islamica globale era entrata in crisi con l'uccisione di al Zarqawi in Iraq nel 2006: il califatto del terrore è stato gradatamente sostituito da uno jihadismo più frammentato e localistico.
Molto interessante è il diretto coinvolgimento della CIA nell'operazione accanto alle forze speciali statunitensi: un evoluzione dei servizi segreti in un ruolo non solo di intelligence che verrebbe rafforzato dalla prossima nomina di Petraeus a capo della stessa CIA.
Sul piano politico interno per Obama un importante successo da investire per riacquisire il consenso in vista delle prossime presidenziali.
Infine c'è la notizia che la prima foto del cadavere di Osama Bin Laden diffusa dalla stampa è un fotomontaggio datato lanciato dalla tv pakistana che si è assunta la responsabilità del clamoroso errore. L'effettiva identità dell'ucciso dovrà comunque essere confermata dall'esame del DNA ma è alquanto improbabile che il presidente americano in persona si sarebbe mosso con un annuncio alla nazione se non assolutamente certo che si trattasse di Bin Laden. .Inoltre se fosse ancora vivo Bin Laden avrebbe tutto l'interesse a dare un colpo alla credibilità dell'amministrazione USA smentendo Obama con una delle sue celebri apparizioni video . In ogni caso è da attendersi su questa vicenda un fiorire della letteratura complottista, sulla falsa riga di quanto successo per l'attentato alle Twin Towers.

domenica 1 maggio 2011

Siria: perchè Bashar al Assad non teme l'intervento della comunità internazionale

In Siria prosegue la repressione a suon di morti e migliaia di arresti al giorno contro quella parte di popolazione che manifesta chiedendo maggiore democrazia. Ma l'evoluzione di quanto succede a Deraa e nelle altre città siriane rischia di essere ben diversa da quanto succede a Bengasi e dall'epilogo positivo delle rivoluzioni in Tunisia ed Egitto
Il contesto geopolitico è ben diverso in quanto La Siria è meno isolata rispetto alla Libia nella lega Araba ed è al centro di una serie di rapporti e equilibri regionali: non ha fatto la pace con Israele verso cui rivendica alture del Golan, ha luna notevole infliuenza in Libano e legami con Iran e Turchia. Sul piano interno il controllo di Bashar al-Assad, al contrario di quanto accadeva per Ben Ali e Mubarak, è molto forte sulle forze di polizia e in parte anche sull'esercito. Ciò rende molto più salda la posizione del dittatore siriano e assia più problematica la possibilità che la comunità internazionale sia in grado e voglia intervenire per destituire chi, che per quanto detestabile sul piano morale, resta un elemento di stabilità della regione mediorientale