lunedì 30 novembre 2009

Il no della Svizzera ai minareti. La paura dell'Islam in Europa e la crisi del multiculturalismo

Il voto referendario con cui a sorpresa ( ma non troppo) gli svizzeri hanno deciso di proibire la costruzione di nuovi minareti è il sistema sbagliato per affrontare il problema della convivenza tra religioni e le culture che ne sono l'espressione: chiudendo pregiudizialmente la porta a ciò che viene percepito come diverso o addirittura estraneo. I cittadini elvetici non si sono pronunciati contro gli aspetti più deteriori della cultura di matrice islamica inerenti alla pari dignità delle donne, al rispetto dei diritti dei non musulmani, alla mancata elaborazione di un modello di democrazia islamico. Hanno deciso tout court di impedire la costruzione di una tipologia di luogo di culto ponendo di fatto un limite alla libertà religiosa e hanno messo sullo stesso piano gli isalmici moderati e i fondamentalisti. L'integralismo si sviluppa negli scantinati trasformati in moschea non negli edifici di culto eretti alla luce del sole. La tendenza svizzera è tanto più insidiosa qualora se ne volesse seguire l'esempio in altre parti d'Europa. Da noi ad esempio i leghisti hanno colto l'occasione per farsi promotore del ritorno ad un ideale di purezza cristiana. Ben lungi dal dover essere liquidato sdegnosamente il verdetto svizzero porta alla luce del sole un problema reale: è' molto probabile che se si svolgesse un referendum su temi simili, in molti Stati Europei il risultato sarebbe simile. Si impone una riflessione sui modelli di società multiculturale che hanno fallito ( vedi il caso inglese e francese) e che in molte parti del Vecchio continente vengono recisamente rifiutati. Ma deve essere chiaro che la soluzione non è fare come in Svizzera e chiudersi in se stessi.

Le due facce dell'America latina: l'Honduras del latifondista Lobo e l'Uruguay del guerrigliero pragmatico Mujica


In Honduras si sono svolte le elezioni politiche del dopo colpo di Stato che esautorò Zelaya. Voto delegittimato da numerosi paesi del Sud america ( Brasile, Argentina, Ecuador , Venezuela; invece gli Stati Uniti hanno riconosciuto la validità del risultato ) che hanno denunciato il fatto che il processo che doveva portare fuori dal golpe di Micheletti non si è completato come auspicato in senso democratico. E difatti la vittoria è andata al conservatore Porfirio Lobo, tipico profilo del latifondista sudamericano, con il 56% dei consensi. Va comunque rilevato che è andato alle urne il 60% degli honduregni, nonostante le forze di opposizione avessero invitato a disertare il voto per protesta
Se L'Honduras sembra essere destinato a prolungare la sua instabilità politica l'Uruguay sembra aver imboccato la strada che porta a una solida democrazia. Il neo presidente eletto José Mujica, a dispetto del suo passato da guerrigliero tupamaro, si presenta con un programma pragmatico che va nella stessa direzione del predecessore Vazsquez puntando a consolidare lo sviluppo economico del Paese. E grazie a questa annunciata continuità ha raccolto i voti moderati necessari al successo . L'evoluzione politica di Mujica ne fa un interessante personaggio nel panorama latinoamericano, possibile punto di congiungimento tra il socialismo alla Chavez e quello più realista di Lula

domenica 29 novembre 2009

Rubbia: per il futuro puntare sul solare. E per il presente?

Il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia in un intervista a Repubblica invita a puntare come fonte energetica sul solare termodinamico piuttosto che sul nucleare che continua ad avere gli stessi problemi di 40 anni fa in termini di resa e di smaltimento delle scorie. Un'opinione che farà felici gli ambientalisti ma che in realtà non da una soluzione ai problemi. Rubbia infatti guarda al futuro, e per il il futuro tutti sanno essere dei maghi. ma se si guarda alle previsioni fatte in passato si vede che Rubbia qualche difetto di veggenza lo aveva avuto giacchè solo pochi anni (2003) addietro puntava sul nucleare e sul carbone "puliti". Per il presente dobbiamo prendere atto che gli Stati Uniti continua a servirsi come fonti sopratutto di petrolio e nucleare e la Gran Bretagna di carbone e petrolio. Mentre la Spagna che è lo Stato più avanti riesce a coprire con le fonti rinnovabili circa il 20% della sua domanda di energia. per cui giusto guardare alle energie pulite con uno sguardo all'ambiente, ma senza dimenticarsi che per ora abbiamo ancora bisogno dei combustibili fossili e del nucleare.

sabato 28 novembre 2009

Berlusconi, la mafia e l'immagine dell'Italia


Così Berlusconi parlò di Cosa Nostra: «Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo giuro che lo strozzo» Per il presidente del Consiglio non bisogna scrivere e raccontare la mafia perché si rovina l'immagine del Paese. Il più devastante fenomeno criminale italiano viene ridotto a una questione di immagine da chi avrebbe il dovere istituzionale di approntare le politiche per combatterlo. In una battuta, tra il serio e il faceto, il Papi fa fare un salto all'indietro di decenni in termini di mentalità quando della mafia non solo non se ne doveva parlare, anzi se ne doveva perfino negare l'esistenza. E' grazie anche a chi la Mafia l'ha raccontata e sceneggiata che oggi la si può combattere. Sarebbe opportuno forse per Berlusconi affrontare il problema alla radice e rinunciare ,con buona pace di chi ha sacrificato persino la propria vita, a contrastarlo il fenomeno mafioso. .

venerdì 27 novembre 2009

L'odissea della RU 486 ( e delle donne italiane)

In Italia l'entrata in commercio della pillola abortiva RU486 assume i connotati di una vera e propria Odissea dopo che la Commissione sanità del Senato ha chiesto un ulteriore perere tecnico del Ministero della Salute in ordine alla compatibilità del farmaco con la legge 194 Non è sufficente che l'OMS, l'EMEA ( ente europeo per il controllo sui farmaci) e l'AIFA ( agenzia italian del farmaoc) abbiano in successione dichiarato che il suo uso è assolutamente sicuro. é chiaro che le obiezioni sono di ordine etico religioso, il che però dovrebbe in uno stato laico essere messo in secondo piano rispetto al diritto delle donne a poter usufruire di tutte le opzioni che le tecnica medica mette a disposizione. Il ministro Sacconi, bontà sua, ha dichiarato che la pillola potrà essere usata esclusivamente in ambito ospedaliero. Sarebbe da augurarsi che ora i veti ideologici contro la Ru 486 possano cessare visto che è acclarato ( e c'era bisogno dell'illuminato verdetto di Sacconi per stabilirlo) che non ci sono ragioni tecnico-scientifico per impedirne la diffusione.

Ahmadinejad in America Latina tra ploclami antisionisti e ricerca di sostegno al programma nucleare dell'Iran


Ahmadinejad si reca in America latina a cercare consensi per il suo programma nucleare. Assieme a Venezuela e Bolivia intende consolidare un nuovo asse energetico sud-sud che scavalchi la mediazione delle potenze occidentali. Peccato che abbracciato a Chavez, si sia lasciato andare ai soliti deliri antisionisti. E il presidente venezuelano per assecondare l'ospite ha rincarato la dose "Israele è il braccio armato degli Stati Uniti" ha detto Chavez.. D'altronde la comunanza di interessi tra i due paesi è di vecchia data: Venezuela e Iran sono tra i membri fondatori dell'OPEC nel 1960. Il piatto forte del toour latinoamericano di Ahmadinejad è però la visita nel Brasile di Lula, paese in forte espansione economica e che al contrario di lacuni vicini non si iscrive al fronte antimperialista e antiamericano. Per questo ci si sarebbe aspettata da Lula una forte presa di posizione nei confronti dei proclami antiisrealiani iraniani; in realtà il presidente brasiliano ha giocato in difesa auspicando una soluzione diplomatica per la risoluzione della questione sul nucleare (civile?) di Teheran dando l'impressione di essere possibilista sulla sua realizzazione

giovedì 26 novembre 2009

A Dubai tra finanza allegra e speculazione immobiliare nuovo atto della crisi globale

Scoppia la bolla specultativa a Dubai. E anche qui c'è di mezzo il mercato immobiliare. La principale holding del Paese la Dubai world, che controlla decine e decine di società , tra cui molte immobiliari, ed è a sua volta controllata dallo Stato ha chiesto un congelamento di sei mesi dei propri debiti. Secondo alcune fonti Dubai World avrebbe un debito complessivo di 59 miliardi di dollari pari al 70% del dell'esposizione complessiva di Dubai che si aggirerebbe tra i 70 e i 90 miliardi di dollari. Dubai è uno dei sette emirati ,ma al contrario di Abu Dhabi non ha petrolio. L'emiro di Dubai lo sceicco al Makhtoum puntava sulla diversificazione dell'economia per creare sviluppo. E tra le soluzioni a cui è ricorso vi è anche il boom del mattone. L'ideona sta producendo gli stessi effetti degli States: secondo Standard and Poor's a seguito del crollo del mercato immobiliare ( molte mega opere dell'emirato sono state interrotte o se ne prevede la realizzazione con forte ritardo) si prospetta il pericolo di default. Ora si cerca di limitare i danni per evitare una reazione a catena nel medio Oriente e che potrebbe essere micidiale per l'intero sistema finanziario mondiale. Un segnale chiaro di quanto sia pericoloso questo nuovo crack finanziario lo da la perdita di oltre il 7% registrata dalla Borsa di Londra il cui primo azionista è proprio la borsa di Dubai e in cui importanti istituti finanziari come Barclay's o Bank of Scotland sono legate alla holding dell'emirato. Si continuano a invocare regole per una finanza meno spregiudicata e più trasparente, ma gli appelli rimangono inascoltati

domenica 22 novembre 2009

Da Parigi a Khartoum: il pallone che si sposa con la politica


La diplomazia e la politica si gioca sempre più anche nello sport in particolare sui campi del calcio. Francia-Irlanda che ha consegnato ai transalpini il passi per i Mondiali sudafricani grazie a un goal viziato da un fallo di mano di Thierry Henry ha creato un conflitto tra i governi dei due paesi. La Francia che vince con l'imbroglio mette in crisi l'ideale dell'orgoglio nazionale su cui punta molto Sarkozy ;l'Irlanda indignata chiede la ripetizione della partita e si aspetta quantomeno scuse ufficiale dei francesi
A Khartoum l'incontro Algeria-Egitto con le tensioni e gli scontri tra le due tifoserie mette in crisi l'ideale panarabo. La partita di calcio rinfocola il nazionalismo e consente di compattare popolazioni messe alla prova da difficoltà economiche e sociali.

Con Von Rompuy e Catherine Ashton un compromesso al ribasso per l'UE. Quale ruolo per l'Italia nella nuova Europa?


Herman Van Rompuy, presidente permanente del Consiglio europeo e Catherine Ashton nuovo ministro degli esteri dell'UE ( mister Pesc). I principali governi europei vogliono rimanere pienamente al comando delle politiche europee e quindi hanno scelto di nominare delle persone di basso profilo per i posti chiave. E intanto hanno trattato su ciò che veramente a loro interessa: i posti economici nella commissione, nella banca centrale europea e su come gestire l'eurogruppo.
La mancata nomina di Massimo D'Alema a capo della diplomazia europea è stata da alcuni commentatori erroneamente vista come un segno di debolezza del governo italiano: in realtà Baffino non è stato messo fuori gioco per questo motivo, né a causa del suo passato comunista o delle sue tendenze filo palestinesi quanto dal fatto che la sua candidatura era troppo ingombrante per le attuali esigenze dei singoli Stati di mantenere le proprie prerogative sovrane in materia di politica estera
il problema per l'Italia sarà verificare la capacità di continuare a mantenersi nel ristretto novero di quelle nazioni guida all'interno dell'UE. Il nostro governo ha avanzato delle candidatura sia per la presidenza dell'Eurogruppo ( Tremonti) sia per la presidenza della BCE ( Mario Draghi). Entrambi hanno concorrenti agguerriti.
Per l'Eurogrupppo Sarkozy sponsorizza il suo ministro delle finanze Christine Lagarde, mentre i tedeschi da tempo hanno messo gli occhi sulla BCE e vorrebbero piazzarci Axel Weber, governatore della Bundesbank. L'asse franco-tedesco sembra il principale ostacolo alla valorizzazione dei nostri interessi in Europa.

giovedì 19 novembre 2009

Per il Tribunale supremo del Brasile Cesare Battisti deve essere estradato in italia. Lula sarà d'accordo?


Il Tribunale federale supremo del Brasile ha sentenziato che il terrorista pluriomicida Cesare Battisti potrà essere estradato in Italia dove deve scontare la pena relativa a quattro omicidi di cui è responsabile, in tre dei quali è anche coautore materiale del delitto. I giudici brasiliani hanno motivato il provvedimento sostenendo che in una democrazia ( e l'Italia pur con tutte le difficoltà negli anni 70 era una democrazia) non si può fare distinzione tra omicidi comuni e omicidi politici e chi uccide deve rendere conto alla giustizia dei suoi crimini. Una valutazione di buon senso ma che ha sempre fatto a fatica a passare in tutti i luoghi ( Messico, Francia e Brasile) in cui Battisti ha trascorso la sua latitanza, dipingendosi come un perseguitato dalla magistratura e dalla politica italiana reazionaria. E che ha goduto per questo di ampie coperture da parte anche di molti intellettuali che hanno sostenuto e avvalorato questa tesi anche con il sostegno di ricostruzioni dei fatti non corrispondenti al vero riguardanti ad esempio presunti condizionamenti subiti dalla mafistratura italiana ad opera di mafia e servizi segreti
Il tribunale ha anche stabilito che l'ultima parola sull'estradizione spetterà a Lula. E per questo l'esito di questa vicenda è tutt'altro che scontata dato che il presidente brasiliano non ha mai nascosto le sue simpatie verso Battisti e cercherà di trovare un espediente giuridico per evitare l'estradizione, come cercò già di fare il suo ministro della giustizia

mercoledì 18 novembre 2009

Schifani vecchio scudiero del Cavaliere: "se la maggioranza non è compatta si torna a votare"


"Se viene meno la compattezza della maggioranza il giudice ultimo non può essere che il coprpo". Una vera e propria sentenza politica pronunciata dal presidente del Senato Schifani: la persona meno adatta a fare questo genere di esternazioni visto il ruolo istituzionale super partes che ricopre. Non è una novità d'altronde che Schifani sia personaggio del tutto inadeguato a ricoprire la seconda carica più importanre della Repubblica . Il fatto che sia tornato a fare il ventriloquo del Cavaliere è per un verso sintomo delle difficoltà in cui versa attualmente la maggioranza. Ma nello stesso tempo un messaggio diretto a coloro che nel PDL ( Fini in primis) ancora sono restii ad accettare il ddl sul processo breve. Un'ultima osservazione: secondo la Costituzione è il presidente della Repubblica il titolare del potere di sciogliere le camere e di indire nuove elezioni. E' solo un caso che le parole di Schifani siano giunte quando Napolitano è all'estero? Non è peregrino Sospettare che si tratti di un tentativo di ridare fiato al conflitto tra Quirinale e Palazzo Chigi emerso dopo l'incostituzionalità del Lodo Alfano.

A Internet il Nobel per la Pace? Se la tecnologia è più importante delle persone....



La proposta lanciata dalla rivista Wired Italia di dare il premio Nobel per la pace per il 2010 a Internet sembra figlia di un entusiasmo tecnologico abbastanza ingenuo e dunque mi convince assai poco. Internet è un mezzo di comunicazione e come tale può avere riflessi positivi o negativi a seconda dell'uso che ne viene fatto. Sicuramente favorisce l'avvicinamento di persone e culture, ma può anche servire da tramite per la diffusione di ideologie di morte. In questo senso va ricordato il gran proliferare di siti che sostengono ideologie antisemite o razziste e l'utilizzo che della Rete fanno i terroristi per mantenersi in contatto e fare propaganda alla propria attività. Siamo dunque di fronte a un post positivismo in cui Internet svolge quella funzione di promotore di un idea di inarrestabile progresso che già a suo tempo venne attribuita alla scienza. Ma enfatizzare il ruolo del mezzo di comunicazione a tal punto da proporre l'assegnazione del Nobel, non rischia di mettere in secondo piano i messaggi che vi vengono veicolati e di togliere responsabilità alle persone che ne fanno uso?

Il fallimento del vertice tra Cina e Stati Uniti non rievoca scenari di guerra fredda

Il vertice tra Cina e Stati Uniti si è risolto in un nulla di fatto su tutte le questioni fondamentali: le sanzioni all'Iran che vedono Hu Jintao diffidente, la posizione sulla conferenza sul clima di Copenhaghen, il rapporto tra dollaro e yuan con la sottovalutazione della moneta cinese che preoccupa da tempo il Tesoro americano. Obama è apparso in difficoltà , stretto tra l'esigenza di stabilire un rapporto duraturo con Pechino e la sua aspirazione multipolarismo.
Chi rievoca uno scenario simile alla guerra fredda con Stati Uniti e Cina leaders di un mondo nuovamente diviso in blocchi dimentica che ciò che manca nello scacchiere attuale sono proprio i blocchi rigidamente contrapposti: se la vecchia Unione Sovietica era l'irriducibile nemico che si sapeva non poteva essere ricondotta dalla propria parte, la Cina invece appare pienamente coinvolta nel sistema capitalistico globale ( pur con una struttura statuale autoritaria). E Obama agisce nella condivisibile convinzione che più Pechina sarà partecipe delle relazioni internazionali più questo aiuterà a mantenere il tavolo delle regole stabile. Il problema del presidente americano risiede nella difficoltà a intrattenere i rapporti bilaterali da una posizione di forza, visto che Washington appare sempre più dipendente dall'afflusso di finanze e merci cinesi.

martedì 17 novembre 2009

Elogio del Pazzo


Il "Pazzo" è il soprannome che Giampaolo Pazzini si porta dietro sin dai tempi delle giovanili dell'Atalanta. E di follia l'attaccante della Sampdoria e della nazionale ne deve possedere un bel po' se ha avuto il coraggio di dichiarare di non sentirsi in ballottaggio con Amauri per una maglia azzurra, perché quest'ultimo è un brasiliano e dunque non dovrebbe gfiocare per l'Italia. Di certo l'esternazione non è stata di gradimento del c.t. Marcello Lippi che medita da tempo di includere Amauri nelle lista dei 23 da portare al mondiale sudafricano.
Pazzini ha mostrato una qualità che però nel mondo del calcio diventa un difetta: il coraggio di svelare il manto d'ipocrisia che da tempo circonda la vicenda e di portare alla luce malumori condivisi da una buona parte dei giocatori azzurri e perplessità di moltissimi tifosi. Pazzini ha infatti detto nient'altro che la verità: Amauri è un brasiliano doc, non è nemmeno oriundo come Camoranesi, ma ha acquisito il passaporto solo grazie alle lontane origini italiane della moglie. In più non ha mai fatto mistero di preferire la chiamata della nazionale verde oro salvo poi offrirsi alla causa azzurra quando si è accorto che Dunga lo considerava la quinta-sesta scelta del parco attaccanti brasiliano. Se Lippi è davvero attaccato al concetto di gruppo non può ignorare i problemi che la convocazione di Amauri creerebbe alla sua compattezza. A meno che il commissario tecnico non stia già ragionando da futuro dirigente della Juventus e decida di trattare con un occhio di riguardo i giocatori bianconeri.
E' augurabile che avere avuto il coraggio di esporre un proprio legittimo punto di vista non esponga Pazzini a delle ritorsioni. Il Pazzo non paghi colpe non sue.

lunedì 16 novembre 2009

Obama e Hu Jintao affossano l'accordo sul taglio delle emissioni di C02. E l'Europa fa la bella statuina

L'incontro di Singapore tra Obama e Hu Jintao ha segnato ciò che era abbastanza prevedibile: non vi è stato alcun accordo sul taglio delle emissioni di Co2. Ma è avvenuto di più e di peggio: Cina e Usa decidono che nella prossima convergenza ONU di Copenaghen sui cambiamenti climatici non si dovrà decidere nulla di rilevante ma al massimo ci si dovrà limitare a una sterile dichiarazione di intenti riguardo a generici e indefiniti obiettivi futuri. Obama non andrà neppure a Copenaghen. E l'Europa che non è stata neppure informata di quanto avveniva in Estremo Oriente al solito rimane alla finestra delle decisioni più importanti.

Il ddl sul processo breve: una prescrizione mascherata che rende impotente il sitema penale italiano


Il disegno di legge sul processo breve è stato presentato dalla maggioranza come uno strumento per ridurre i tempi della giustizia. In realtà si tratta di una prescrizione mascherata. Esso non elimina alcuna delle condizioni ( inefficienze, scarse risorse a disposizione e loro cattivo uso) che portano i processi giudiziari in Italia a protrarsi per anni in maniera insopportabile ma si limita a prevedere che qualora un procedimento duri oltre due anni esso debba essere automaticamente cancellato. Si tratta di un provvedimento che avrebbe l'effetto di un vero e proprio colpo di spugna sul funzionamento della giustizia. Tra l'altro condannerebbe a sicuro fallimento numerose inchieste come quella della Clinica santa Rita per gli impianti difettosi costati la vita a decine di persone o quella San carlo per i falsi rimborsi sanitari. Stessa sorte per lo spionaggio Telecom, per l'aggiotaggio Antonveneta di cui beneficerebbe l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. E infine il processo Mills. E qui veniamo al punto: per rendersi non processabile Berlusconi non esita a distruggere il funzionamento del sistema penale italiano. Disinteressandosi di quello civile che è invece il settore in cui la durata dei processi tende a prolungarsi maggiormente. E noon ricorrendo all'unica soluzione equa individuata dal professor Sartori: approvare con legge costituzionale un provvedimento che sospenda su sua apposita richiesta i processi solamente fino a conclusione del mandato in corso, al termine del quale il presidente del Consiglio non potrà ricandidarsi e dovrà difendersi come imputato come fanno tutti i normali cittadini.

venerdì 13 novembre 2009

La Svizzera si divide sull'islam e sui minareti

In Svizzera un partito di destra con tendenze xenofobe chiamato Swiss People promuove un referendum per chiedere un freno alla costruzione dei minareti. La maggioranza delle forze politiche rimane contraria a questa iniziativa ma l'esito del referendum è molto incerto. Secondo recenti sondaggi il 46% sarebbe favorevole a introdurre il divieto. In questo caso i minareti tuttora esistenti rimarrebbero ma se ne impedirebbe probabilmente la costruzione di nuovi.
Il referendum non è forse lo strumento più idoneo per affrontare il problema islamico, nè più in generale quello della libertà religiosa delle minoranze. Tuttavia la Svizzera ha avuto il merito di proporre il dibattito senza reticenze, provando a gestirlo con i metodi democratico invece che con manifestazioni isteriche di intolleranza .

Con Obama l'Europa periferia degli interessi strategici americani


Tokio, Singapore, Shangai, Pechino, Seul: queste le tappe del viaggi di Obama in Asia. Il presidente americano non può non tenere conto dell'esplosione economica cinese e dell'importanza strategica dell'alleanza con il Giappone, che una parte della popolazione nipponica vorrebbe ridiscutere: Un viaggio che fa seguito alla visita in Africa di alcuni mesi e allo storico discorso de Il Cairo all'islam. A fronte di questo attivismo geopolitico globale non si può non notare come Obama non sia andato a Berlino per le commemorazioni del ventennale del crollo del Muro. Dunque gli Stati Uniti di Obama snobbano il vecchio continente? non vi è dubbio che dopo la guerra fredda l'Europa ha perduto molta della sua centralità nell'ambito delle relazioni internazionali. A queste considerazioni generali si aggiunga lo specifico retroterra culturale di Obama che ha origini africane e ha vissuto in Indonesia ed è dunque orientato per forma mentis a privilegiare altre aree.
Obama sinora ha fatto tre viaggi nel vecchio continente: uno per il vertice della nato, uno per la commemorazione dello sbarco in Normandia e subito dopo si è recato al G8 de L'aquila; in tutti questi casi ha trattato i leader europei in maniera abbastanza sbrigativa.
La perdita di peso specifico all'interno dello scacchiere americano dovrebbe essere un ulteriore ragione per dare maggiore forza al processo di integrazione politica degli stati aderenti all'UE. Rimangono però molti dubbi circa l'adeguatezza del Trattato di Lisbona a questo scopo.

mercoledì 11 novembre 2009

Da Minzolini a Boniver la stategia del PDL per reintrodurre l'immunità parlamentare.



Dopo la bocciatura del Lodo Alfano Berlusocni ha pronta un'altra carta da giocare per sfuggire ai processi che lo riguardano: riproporre quell'immunità parlamentare abrogata nel 1993 che aveva coperto l'enorme giro di corruzione politica poi messa in luce solo parzialmente dalla stagione di Mani Pulite. A fare da apripista al Cavaliere è stato nientemeno che il direttore del TG1 Minzolini che in un controverso editoriale ( uno dei tanti) sosteneva che la cancellazione di tale immunità aveva rotto l'equilibrio fra i poteri dello Stato ai danni della politica e a favore della magistratura e rammentando che la sua introduzione era stata voluta dai costituenti proprio per evitare che si potesse usare in modo improprio la funzione giudiziaria come arma persecutoria contro i rappresentanti del popolo. Con un vistoso vuoto di memoria Minzolini ometteva di ricordare l'abuso che era stata fatto delle guarentigie che aveva portato a negare sovente l'autorizzazione a procedere per reati comuni verso i quali il politico non dovrebbe avere alcun tipo di privilegio nei confronti dei normali cittadini; tanto più che la protezione originariamente prevista dai costituenti riguardava solo gli atti politici. Minzolini inoltre per completare il suo quadro di una politica posta sotto assedio da giudici non imparziali arrivava a sostenere che i gruppi parlamentari e i partiti erano pieni di magistrati. Quest'ultima affermazione risulta del tutto priva di fondamento: nell'attuale legislatura i magistrati in parlamento sono in tutto 17 ( 10 al Senato e 7 alla Camera) ; essi costituiscono appena l'1,3% di tutti i parlamentari, una percentuale decisamente modesta tanto più se messa a confronto con le professioni più rappresentate ( avvocati con il 14%, funzionari di partito con il 12,9%; imprenditori e giornalisti rispettivamente al 10,6% e al 10,5%) . Il lavoro di Minzolini doveva necessariamente trovare una sponda nei solerti ciambellani dell'Unto del Signore. Ed ecco a poche ore dall'epico discorso minzoliniano la Boniver esaudire le aspettative del giornalista presentando una proposta di legge costituzionale mirante a reintrodurre propria l'immunità parlamentare. Semplice coincidenza temporale o mosse di una ben determinata strategia?

martedì 10 novembre 2009

La candidatura di D'Alema a ministro degli esteri europeo. Per l'Italia è come prendere due piccioni con una fava


Tra breve entrerà in vigore il Trattato di Lisbona e dopo la rinuncia dell'inglese Milliband alla carica di ministro degli esteri dell'Unione Europea sembra prendere forza la possibilità che l'incarico venga affidato a Massimo D'Alema, qualora come appare probabile il ruolo di presidente del Consiglio europeo divenga appannaggio di un appartenente del gruppo dei popolari europei. Personalmente valuto in maniera positiva una eventuale designazione di Baffino. Sopratutto per l'Italia. Così ci toglieremo dai piedi per qualche anno uno dei politici più doppiogiochisti e intriganti della Seconda Repubblica. In questo senso non mi sorprende affatto che il governo Berlusconi abbia dato il via libera a colui che rappresenta il suo più grande alleato a sinistra. In Europa poi Massimino non potrà fare grandi danni: va ricordato che le decisioni all'interno dell'Ue continueranno a essere prese all'unanimità da tutti gli Stati membri per cui il ministro degli esteri sarà un portavoce della volontà comune dell'Unione Europea. Dunque il ministro degli esteri dell'Ue non potrà muovere un dito senza che gli Stati membri non abbiano prima preso le loro decisioni e ciò potrà tanto meno avvenire quando i Paesi più importanti ( Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna) non siano tra loro d'accordo.
Una cosa veramente positiva la candidatura D'Alema la presenta: l'appoggio della maggioranza nei confronti di un esponente dell'opposizione sembra il segnale che sulle questioni di politica estera si possono evitare le baruffe e raggiungere dei punti d'accordo bypartisan. Sulla scia di quanto accade per tutte le principali democrazie del pianeta.

domenica 8 novembre 2009

La rinuncia di Abu Mazen a ricandidarsi a presidente dell'ANP: decisione definitiva o abile mossa di una vecchia volpe?


La comunità internazionale è stata gettata nell'inquietudine dall'annuncio di Abu Mazen di non ricandidarsi per le elezioni presidenza dell'ANP da lui stesso convocate per il 24 gennaio. Ovviamente la prospettiva che preoccupa le diplomazie di tutto il mondo è quello di ritrovarsi con una Palestina sottomessa all'antisemitismo di Hamas, il che renderebbe ancora più compromessi i già precari rapporti con Israele. Si tratta di una decisione davvero definitiva come dichiarato da Abu Mazen oppure tentativo di rialzare la posta, magari provando a rinviare le elezioni o a ritagliarsi un altro ruolo nel processo di pace? Possibile che non si possa trovare un interlocutore più giovane e magari più credibile di Abu Mazen? Possibile che la comunità internazionale non riesca a uscire dalla sua pigrizia e abbia come unica scelta di affidare il processo di pace a un gerontocrazia corrotta come quella sinora espressa da Fatah?

Update: come si sospettava le previste elezioni sono state sospese e il mandato ad Abu Mazen è stato prolungato fino alla scelta della nuova data in cui si dovrà tenere il voto.

sabato 7 novembre 2009

Se a Pyongyang spuntano Orwell e Solzenitsyn....

Dalla Corea del Nord, lo Stato più isolato e totalitario al mondo, l'inviato di repubblica Marco Ansaldo ci informa che nella biblioteca nazionale di Pyongyang sono presenti e richiestissimi libri come 1984 di Orwell, Fahrenheit 451 e persino Arcipelago Gulag di Solgenitsijn. Anche dove c'è un apparente deserto i semi della libertà riescono a far spuntare piccoli germogli di speranza

Lezioni di sesso. Siamo inglesi

In Inghilterra le chiamano pudicamente lezioni sulle "cose della vita", ma in realtà si tratta di corsi di educazione sessuale tenuti a scuola. Sinora nel regno Unito queste lezioni di sesso riguardanti i metodi contraccettivi,le malattie sessuali, l’omosessualità, il lato sociale ed emotivo delle relazioni sessuali, erano facoltative per i minori di 19 anni. Ma ora il governo di Gordon Brown le vuole rendere obbligatorie per chi ha compiuto 15 anni. L'obiettivo è quello di cercare di arginare le gravidanze in età scolare che in Gran Bretagna sono molto alte. In Inghilterra si registra il maggior numero di madri teen-agers in Europa
Questa iniziativa ha incontrato l'opposizione dei leader religiosi cattolici e musulmani che chiedono che venga mantenuta l'esenzione per le loro minoranze religiose e rivendicando il diritto di dare agli adolescenti della loro comunità insegnamenti in materia di morale sessuale conformi ai dogmi delle loro rispettive fedi.

giovedì 5 novembre 2009

La Gran Bretagna di David Cameron, ultimo baluardo degli euroscettici


Dopo che anche il premier ceco Vaclav Klaus si è arreso e ha annunciato che ratificherà il trattato di Lisbona, l'ultimo baluardo dell'euro-scetticismo resta la Gran Bretagna. James Cameron in una conferenza stampa ha confermato le attese dichiarando che non farà un referendum sul trattato di Lisbona qualora come molto probabile prenderà il potere nelle elezioni della prossima primavera, anche perché nel frattempo il trattato sarebbe entrato in vigore ed è impossibile non ottemperare agli obblighi previsti senza che gli altri 26 Paesi aderenti all'UE siano d'accordo ; ma il leader conservatore si è riservato di proporre l'approvazione di un sovereignty bill, una legge sulla sovranità che consenta di far riacquistare alla Gran Bretagna le prerogative di sovranità in materia di politiche sul lavoro, diritti fondamentali e giustizia cedute a Bruxelles. E ha annunciato che il regno Unito non cederà alcun altro potere all'Unione Europea senza prima aver consultato gli elettori in un referendum.
La posizione di Cameron ha trovato un acerrimo critico nel ministro francese per l'Europa Pierre Lellouche secondo cui i conservatori hanno castrato la posizione britannica all'interno della UE. A suo dire i tories stanno adottando un approccio autistico che metterà la gran Bretagna fuori dal centro dell'Europa. Lellouche affermà che la sua opinione riflette anche il pensiero di Sarkozy. Si preannunciano ripetuti scambi di cortesie tra le due rive della Manica.

Il triangolo mediatico: Berlusconi risponde a Repubblica tramite Vespa

Bruno Vespa oramai promosso ( o degradato a seconda dei punti di vista) a portavoce di Berlusconi, annuncia che il Cavaliere ha risposto alle famose dieci domande postegli dal quotidiano Repubblica; il tutto ovviamente sarà contenuto nel suo ultimo libro. Udite e spargete la voce: tutti a comprare l'ultima fatica letteraria di Vespa!! E a rimpinguare il suo portafoglio Nel frattempo è doveroso ricordare che Silvio in precedenza aveva preferito affidare la replica ai suoi avvocati querelando La Repubblica

Verità e misteri della vicenda Abu Omar. Il nodo irrisolto del segreto di Stato


Sulla vicenda di Abu Omar, l'imam di Milano sequestrato dalla CIA e trasferito in Egitto dove venne interrogato e sottoposto a tortura, la sentenza del giudice monocratico di Milano restituisce alcune verità ma sopratutto mantiene vivi interrogativi inquietanti. Anzitutto viene riconosciuto che al sequestro parteciparono anche i servizi segreti italiani giacché oltre agli agenti americani sono stati condannati per favoreggiamento due funzionari del Sismi Pio Pompa e Luciano Seno. Il problema è che le certezze terminano qui giacché a ostacolare una chiara ricostruzione dell'intera vicenda ci si mette di mezzo il segreto di Stato. Noi non sapremo mai se il coinvolgimento arrivò a toccare i vertici delle nostra intelligence perché il numero uno e due del SISMI Niccolò Pollari e Marco Mancini sono stati dichiarati non giudicabili a causa del segreto di Stato. I due imputati assicurano che se si fosse arrivati a sentenza sarebbero stati dichiarati innocenti. Resta il fatto che la loro versione non è verificabile; se fosse vera gli agenti segreti italiani condannati a avrebbero agito di loro iniziativa o forse su input di terze persone; e anche su questo aspetto evidentemente il mistero è destinato a non trovare soluzione.
Roberto Castelli, allora ministro della giustizia che si oppose all'inoltro della richiesta del tribunale di estradizione in Italia degli agenti americani, ha dichiarato che la vicenda ha gravemente danneggiato la credibilità dei nostri servizi presso il nostro principale alleato e ne ha compromesso lo stesso funzionamento rendendo pubblici dei contatti e diffondendo intercettazioni che dovevano rimanere riservati.
Resta il fatto che l'unico organo ad avere fatto un po' di chiarezza è stata proprio la magistratura che ha accertato l'esistenza di una cellula terroristica nella quale però Abu Omar ( che gli inquirenti stavano già sorvegliando ed erano sul punto di arrestare al momento del sequestro) non era il capo , non aveva che un ruolo marginale tanto che dai suoi interrogatori svolti in Egitto non è emerso sinora nulla di rilevante. Resa da domandarsi perché le attenzioni dei servizi segreti Usa si siano concentrate su un personaggio minore. La possibile risposta è che agli agenti americani siano giunte informazioni false costruite ad arte da qualche nostro agente allo scopo di accreditarsi come fonte in possesso di notizie rilevanti e fare così carriera. Si tratta di un ipotesi che non potrà mai essere verificata giacché anche in questo caso il segreto di Stato servirà a coprire le mancanze colpose o addirittura dolose alla base di quello che è da considerarsi a tutti gli effetti un buco nell'acqua dei nostri servizi.
A compendio di tutte queste considerazioni restano i soliti dubbi su usi e abusi del segreto di Stato in Italia. E il nodo irrisolto su come sposare la necessaria riservatezza su azioni compiute dai servizi a tutela della sicurezza con la certezza che esse siano effettivamente svolte a tutela dell'interesse generale.

mercoledì 4 novembre 2009

L'Europa fessa contro il crocifisso nelle scuole.

 Secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo il crocifisso nelle scuole lede la libertà religiosa e una violazione del del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni. Sentenza sorprendente non tanto per il verdetto quanto nelle sue motivazioni: io non ho mai visto una persona convertirsi al cristianesimo né modificare le proprie scelte educative per la sola presenza del crocifisso. Eppure secondo gli illuminati ( ma non illuministi) giudici europei quel pezzo di legno inanimato possiederebbe tali insidiose potenzialità paranormale. Vai a vedere che i primi a credere nelle doti soprannaturali del Cristo in croce sono proprio i burocrati europei. Quegli atei che in omaggio alla loro intolleranza, vorrebbero vedere ogni traccia di religione scomparire dalla faccia della terra, esultano e parlano di vittoria della libertà. Da che cosa si sentano liberati questi signori lo si può capire sentendo le parole della famiglia che ha proposto il ricorso, i coniugi Massimo Albertin e Soile Lautsi. Per il dottor Albertin quel crocefisso toglie autorità alle sue convinzioni presso i figli. Vien da dire che si tratta di una autorità ben fragile se viene vissuta come limitata da un crocifisso. E i germi dell'intolleranza non possono che propagarsi sui figli che dicono: " In classe, alle medie, c’erano tre crocifis­si. Ovunque ti giravi, ti sentivi osservato". Osservato da chi? Adesso si viene a sapere che il crocifisso intimorisce scrutando con il suo sguardo minaccioso i giovani miscredenti. La realtà è che questa sentenza si inserisce in un coerente filone che vede il Vecchio Continente negare le proprie radici in omaggio ad un vuoto laicismo che per fare tabula rasa di ogni richiamo alla fede nega l'evidente influsso che il cristianesimo ha avuto nella realizzazione del concetto stesso d'Europa. Dimenticandosi che è stata proprio quella dottrina vista come minaccia per la laicità ad aver introdotto il concetto del dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Basterebbe questo a ricordare che il crocifisso simboleggia un identità millenaria non solo religiosa ma anche culturale. Il vero problema non è la religione, ma la pavidità con cui in Europa si cancella la propria storia e la propria cultura. Perché una società che non coltiva la memoria, si annulla e finisce per diventare amorfa, perdendo la capacità propulsiva che le permette di affrontare in maniera pro-attiva le sfide che gli si parano innanzi. E l'Europa proprio perché priva del necessario propellente datogli dalla consapevolezza di se, da tempo fatica a recitare un ruolo da protagonista sulla scena scena globale nei vari campi della politica, dell'economia delle scienze e della cultura.

lunedì 2 novembre 2009

L'Aventino afgano di Abdullah e il debole potere di Karzai


Karzai rimane il presidente dell'Afghanistan: Questo verdetto assume i crismi dell'ufficialità dopo che la commissione elettorale ha annullato il ballottaggio a seguito del ritiro dell'unico contendente superstite Abdullah Abdullah che intendeva così protestare contro la mancata revoca dei membri di quella stessa commissione corresponsabili dei brogli del primo turno .
Quella di cancellare il ballottaggio è stata una scelta quasi inevitabile: un eventuale svolgimento avrebbe visto una scarsissima partecipazione si sarebbe risolta in uno scontato plebiscito per Karzai, avrebbe esposto le forze di polizia a inutili pericoli di attentati concedendo ai terroristi una vetrina per le loro azioni integraliste. D'altronde l'obiettivo di dare credibilità al nuovo governo attrevarso le urne appare fallito: Abdullah rivendicherà di essere il legittimo vincitore, Karzai è in una situazione di estrema debolezza con scarsissima credibilità presso il suo popolo ed è dunque probabile gli americani lo mettano sotto tutela.
Abdullah spera di potere ottenere maggiormente da una contrattazione dietro le quinte che da una partecipazione al voto giacche non ha più fondi per proseguire la campagna elettorale e rischierebbe una pesante sconfitta elettorale. D'altronde anche lui aveva beneficiato dei brogli sia pure in misura minore rispetto a Karzai: nel suo Panshir gli emissari degli avversari politici non riescono nemmeno a entrare. Da rilevare come annunciando il ritiro non abbia invitato al boicottaggio delle urne: ulteriore segnale del fatto che cercherà di raggiungere ad un accordo sottobanco con Karzai per cogestire il potere

domenica 1 novembre 2009

Berlusconi, il processo Mills e la concezione personalistica della democrazia


Riguardo al suo coinvolgimento nel processo Mills, Silvio Berlusocni ha dichiarato: Se mi condannano non mi dimetterò". Nulla di nuovo: è da quindici anni che il Papi usa la politica per risolvere le sue faccende personali.
Inoltre ha affermato "Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto". Anche in questo caso nessuna novità: Berlusconi per tutelare i suoi interessi privati, da sempre considera la sua persona il metrro di paragone per la buona o cattiva democrazia. Se lui è al potere bisogna essere ottimisti e non si può che lodare il suo ( presunto) buon governo. Se al potere ci sono gli avversari ci si trova di fronte al regime, con i comunisti pronti a ripristinare in Italia il terrore staliniano. La democrazia e i suoi valori non possono che essere incarnati dalla figura dell'Unto del Signore.